lunedì 28 febbraio 2011
bussole


Proprio per quanto detto sopra, ormai le guide tradizionali che tanto mi hanno aiutato all'inizio e a cui ancora oggi faccio ricorso (la Lonely Planet innanzi tutto, ma anche la guida Time Out e - in misura molto minore - quella National Geographic) non mi bastano più, e così mi sono via via rivolto a guide locali che approfondiscono aspetti meno noti della capitale catalana e dei suoi gioielli nascosti. Eccone alcune:
- 11 Recorridos por la Barcelona desconocida (ed. El Pais/Aguilar): come dice il titolo, si tratta di 11 itinerari che invitano a scoprire gioielli nascosti e aneddoti poco noti della città. Per la serie: c'è sempre da scoprire, anche nei luoghi dove si è già stati mille volte.


- Barcelona metro a metro (ed. Alrevès): un interessantissimo modo di visitare la città, usando la metropolitana. Ogni stazione delle 5 linee principali é presentata da Marta Torres Muñoz con dettagli storici che risalgono al nome della fermata stessa (lo sapevate per esempio che Fontana, una delle due stazioni del metro che passano da Gràcia, deve il suo nome a una fonte racchiusa nei giardini di un palazzo da tempo scomparso?) e con i principali luoghi di interesse che si trovano nei dintorni. Un viaggio interessante per chi usa molto la metro come me, e che proprio grazie agli annunci della "pròxima estaciò" ha imparato a orientarsi e a capire qualcosa della pronuncia catalana.
domenica 27 febbraio 2011
sabato 26 febbraio 2011
venerdì 25 febbraio 2011
il blog a picco sul mare
Scogliera ha deciso di chiudere il suo blog. Non ci fa nemmeno più leggere i vecchi post, la cattivona, ha messo un avviso stronzo e ci tratta pure male ("Questo blog è aperto solo ai lettori invitati. Non ci risulta che tu sia stato invitato a leggere questo blog." Toma!).
A me dispiace, perchè era un bel blog pieno di spunti e scritto bene, di quelli rari perchè veri. Magari un giorno ci ripenserà, ma per ora capisco che sia giusto così.
Lei, intanto, non smette di cucinare.
A me dispiace, perchè era un bel blog pieno di spunti e scritto bene, di quelli rari perchè veri. Magari un giorno ci ripenserà, ma per ora capisco che sia giusto così.
Lei, intanto, non smette di cucinare.
lo spazio bianco
qualche settimana fa sono stato contattato dal responsabile di un importante e bel sito di critica fumettistica, che si è per caso imbattuto nell'altro mio blog e, invece di stramazzare addormentato per la prolissità dei miei scritti, mi ha chiesto di collaborare con loro.
non mi sono ancora deciso. prima difficoltà: non trovo nulla da recensire che non sia già stato recensito; non leggo poi così tanti fumetti come si pensa (o come pensavo io: a dirla tutta ci sono rimasto anche un po' male, che ci sia così tanta gente più "sul pezzo di me") e inoltre il fatto di vivere in Spagna non mi permette di essere aggiornatissimo sulle uscite italiane. ogni volta che torno a Milano passo tra Fnac, Borsa del fumetto e Supergulp a fare razzia ma evidentemente non basta.
detto questo al mio contatto, lui mica si scoraggia: macchè. dice: bene, sei in Spagna, approfittiamone per recensire opere locali e magari intervistare autori ispanici. grande. e qui siamo alla seconda difficoltà: non sono sicuro di volerlo fare. intendiamoci: sarebbe una gran cosa, in fondo era quello che speravo, in un certo senso. e credo anche di poterlo fare benino, nel limite del tempo che ho a disposizione. ma vedo che sto trovando delle gran scuse con me stesso per rimandare.
ho già un paio di titoli di cui potrei scrivere, visto che in Italia non è che caghino molto gli autori spagnoli (pensavo a Burbujas di Daniel Torres e a Arros Covat di Juanjo Saenz, o magari a Maria y Yo che è anche uscito da noi), ma non mi decido.
è che a me a me piace scrivere per me stesso, mettendoci sempre qualcosa di autobiografico, e a quelli del sito non gliene può fregare di meno. non voglio snaturare la mia maniera di scrivere? o semplicemente non ho voglia di dedicare altro tempo ai miei hobby solitari e un po' autistici? o ancora, e mi sa che è così, l'insicurezza sta facendo sì che "lo spazio bianco" sia entrato nel mio cervello impedendomi di buttar giù due stracci di righe decenti?
il weekend porterà consiglio.
non mi sono ancora deciso. prima difficoltà: non trovo nulla da recensire che non sia già stato recensito; non leggo poi così tanti fumetti come si pensa (o come pensavo io: a dirla tutta ci sono rimasto anche un po' male, che ci sia così tanta gente più "sul pezzo di me") e inoltre il fatto di vivere in Spagna non mi permette di essere aggiornatissimo sulle uscite italiane. ogni volta che torno a Milano passo tra Fnac, Borsa del fumetto e Supergulp a fare razzia ma evidentemente non basta.
detto questo al mio contatto, lui mica si scoraggia: macchè. dice: bene, sei in Spagna, approfittiamone per recensire opere locali e magari intervistare autori ispanici. grande. e qui siamo alla seconda difficoltà: non sono sicuro di volerlo fare. intendiamoci: sarebbe una gran cosa, in fondo era quello che speravo, in un certo senso. e credo anche di poterlo fare benino, nel limite del tempo che ho a disposizione. ma vedo che sto trovando delle gran scuse con me stesso per rimandare.
ho già un paio di titoli di cui potrei scrivere, visto che in Italia non è che caghino molto gli autori spagnoli (pensavo a Burbujas di Daniel Torres e a Arros Covat di Juanjo Saenz, o magari a Maria y Yo che è anche uscito da noi), ma non mi decido.
è che a me a me piace scrivere per me stesso, mettendoci sempre qualcosa di autobiografico, e a quelli del sito non gliene può fregare di meno. non voglio snaturare la mia maniera di scrivere? o semplicemente non ho voglia di dedicare altro tempo ai miei hobby solitari e un po' autistici? o ancora, e mi sa che è così, l'insicurezza sta facendo sì che "lo spazio bianco" sia entrato nel mio cervello impedendomi di buttar giù due stracci di righe decenti?
il weekend porterà consiglio.
giovedì 24 febbraio 2011
un esercito di nuvole d'argento
Un esercito di alberi al vento sei tu,
proteggi la mia testa
dai pensieri inutili e mi basta.
Un esercito di nuvole d'argento sei tu,
fai diventare il cielo
magnifico anche se non è sereno,
e non serve capire..
Esplode il mio cuore come una preghiera,
trovo una ragione che non conoscevo
ad insegnarmi cosa c'è che conta davvero.
Un oceano di giorni dove il tempo sei tu,
proteggi la mia testa
dai ricordi inutili
e non serve capire...
Esplode nel mio cuore come una preghiera,
trovo una ragione di cui non so fare senza
ad insegnarmi che c'è una nuova innocenza.
Cristina Donà, Un esercito di alberi ("Torno a casa a piedi", 2011)
mercoledì 23 febbraio 2011
martedì 22 febbraio 2011
lunedì 21 febbraio 2011
domenica 20 febbraio 2011
sabato 19 febbraio 2011
venerdì 18 febbraio 2011
uffa
Mi sono reso conto ora che stasera all'Apolo suonavano i Wire, li avrei visti volentieri.
Martedì prossimo avrei voluto andare a vedere Janelle Monàe, una delle rivelazioni del 2010 e autrice dello sculettabilissimo album "The ArchAndroid", ma vedo ora: entradas agotadas. Non ce n'è più.
Niente da fare nemmeno per Patti Smith , lunedì al Palau de la Mùsica: attendo visite aziendali.
A 'sto giro è andata male. Ma chissene: il Primavera Sound si avvicina e quest'anno si preannuncia epico.
Meno 3 mesi. Can't wait.
Martedì prossimo avrei voluto andare a vedere Janelle Monàe, una delle rivelazioni del 2010 e autrice dello sculettabilissimo album "The ArchAndroid", ma vedo ora: entradas agotadas. Non ce n'è più.
Niente da fare nemmeno per Patti Smith , lunedì al Palau de la Mùsica: attendo visite aziendali.
A 'sto giro è andata male. Ma chissene: il Primavera Sound si avvicina e quest'anno si preannuncia epico.
Meno 3 mesi. Can't wait.
giovedì 17 febbraio 2011
mercoledì 16 febbraio 2011
martedì 15 febbraio 2011
strani incontri e vite virtuali
Sabato rientrando a casa ho incrociato un ragazzo africano davanti al cancello di casa. Vedendomi ha iniziato a sorridermi chiamandomi "africano bianco": visto il mio stupore, mi ha chiesto se lavoravo lì vicino.
"No - gli ho risposto -, credo tu mi abbia scambiato per qualcun altro."
Ci siamo stretti la mano, mi ha chiesto come mi chiamo. Io Hanz; il suo nome l'ho dimenticato all'istante. Questa cosa mi capita sempre, anche quando mi presentano qualcuno: sono totalmente incapace di ricordare un nome la prima volta che lo sento. Il che crea situazioni di imbarazzo: c'é una seconda opportunità al massimo, poi il tempo per richiedere il nome scade; non puoi chiedere "Come hai detto che ti chiami?" ore dopo che parli con una persona. E dio sa quante volte vorrei poterlo fare.
Ma sto divagando. Il ragazzo senza nome mi chiede se sono mai stato in Africa. Lui é senegalese, e oggi é felice perché sua moglie ha partorito il loro primo figlio. Per testimoniare la sua allegria tira fuori dalla borsa un elefantino di legno e me lo mette in mano. Io cerco di rifiutare il dono ma lui insiste: non vuole niente in cambio, dice, perché é semplicemente felice di essere padre e vuole condividere la gioia con me.
"Tu sei sposato?", mi chiede. E a quel punto, non chiedetemi perché, gli ho risposto di si. Forse perché a rispondergli no temevo di rovinare la sua felicità, chissà. Per giustificarmi mentre quelle parole mi uscivano dalla bocca, mi dico "in fondo tecnicamente lo sei ancora per circa un mese...". Ho un sussulto di sincerità e alla domanda successiva rispondo che no, ancora niente figli. Ancora...
Un altro sorriso, e un altro regalo, stavolta per mia moglie: una tartaruga di legno. La sua generosità non ammette rifiuti.
Gli faccio ancora le congratulazioni, lo ringrazio e lo saluto, facendo cenno di entrare nel portone. A quel punto mi chiede qualche spicciolo, ma io mi rendo conto di avere poche monete e una sola banconota: da 50 €. Gli do tutte le monete che ho e mi scuso. Chiede se non ho 5 euro. O 10. Gli dico che ho solo 50. A quel punto tira fuori 45 euro di resto e me li porge. "Stasera devo fare una festa", dice col suo sorriso. E se ne va, lasciandomi lì sulla soglia di casa tra lo stupito e l'ammirato.
Non so se quel figlio sia nato davvero oppure no; preferisco credere di sì. L'elefantino e la tartaruga, in ogni caso, da sabato sono esposti sulla mensola in salotto.
"No - gli ho risposto -, credo tu mi abbia scambiato per qualcun altro."
Ci siamo stretti la mano, mi ha chiesto come mi chiamo. Io Hanz; il suo nome l'ho dimenticato all'istante. Questa cosa mi capita sempre, anche quando mi presentano qualcuno: sono totalmente incapace di ricordare un nome la prima volta che lo sento. Il che crea situazioni di imbarazzo: c'é una seconda opportunità al massimo, poi il tempo per richiedere il nome scade; non puoi chiedere "Come hai detto che ti chiami?" ore dopo che parli con una persona. E dio sa quante volte vorrei poterlo fare.
Ma sto divagando. Il ragazzo senza nome mi chiede se sono mai stato in Africa. Lui é senegalese, e oggi é felice perché sua moglie ha partorito il loro primo figlio. Per testimoniare la sua allegria tira fuori dalla borsa un elefantino di legno e me lo mette in mano. Io cerco di rifiutare il dono ma lui insiste: non vuole niente in cambio, dice, perché é semplicemente felice di essere padre e vuole condividere la gioia con me.
"Tu sei sposato?", mi chiede. E a quel punto, non chiedetemi perché, gli ho risposto di si. Forse perché a rispondergli no temevo di rovinare la sua felicità, chissà. Per giustificarmi mentre quelle parole mi uscivano dalla bocca, mi dico "in fondo tecnicamente lo sei ancora per circa un mese...". Ho un sussulto di sincerità e alla domanda successiva rispondo che no, ancora niente figli. Ancora...
Un altro sorriso, e un altro regalo, stavolta per mia moglie: una tartaruga di legno. La sua generosità non ammette rifiuti.
Gli faccio ancora le congratulazioni, lo ringrazio e lo saluto, facendo cenno di entrare nel portone. A quel punto mi chiede qualche spicciolo, ma io mi rendo conto di avere poche monete e una sola banconota: da 50 €. Gli do tutte le monete che ho e mi scuso. Chiede se non ho 5 euro. O 10. Gli dico che ho solo 50. A quel punto tira fuori 45 euro di resto e me li porge. "Stasera devo fare una festa", dice col suo sorriso. E se ne va, lasciandomi lì sulla soglia di casa tra lo stupito e l'ammirato.
Non so se quel figlio sia nato davvero oppure no; preferisco credere di sì. L'elefantino e la tartaruga, in ogni caso, da sabato sono esposti sulla mensola in salotto.
lunedì 14 febbraio 2011
domenica 13 febbraio 2011
sabato 12 febbraio 2011
venerdì 11 febbraio 2011
giovedì 10 febbraio 2011
mercoledì 9 febbraio 2011
martedì 8 febbraio 2011
a cena a La Flauta II


Cenammo benissimo e spendemmo poco, e da allora nessun'altra mia proposta é stata considerata all'altezza: "si, buono, ma certo che alla Flauta..."
In effetti alla Flauta si mangia benissimo: fondamentalmente tapas, le più tipiche (patatas bravas, chipirones a l'andalusa, pulpo a la gallega, bacalao a la llauna, tortillas) ma anche molte un po' diverse dal solito (alcachofas laminadas, habitas salteadas con jamon y gambas, dei montaditos molto buoni) oltre a piatti più tipicamente catalani (butifarra blanca e negra, calçots con romesco in stagione).

Prezzi piuttosto modici (con 25 euro a testa fate già un'ottimo pasto) e locale elegantino ma senza strafare. Si può anche mangiare alla barra.
Per la cronaca, c'é una "Flauta I" dietro l'Università, in carrer Aribau non lontano all'incrocio con Consell de Cent.
lunedì 7 febbraio 2011
domenica 6 febbraio 2011
pro e contro
Ultimamente mi sono lamentato del fatto che il nuovo incarico lavorativo mi assorbe al punto da non lasciarmi tempo per altro. Confermo la lamentela, dato che il 2011 non è iniziato molto diversamente da come era finito il 2010: orari lunghi, problemi da risolvere, clienti incazzati e molto, moltissimo lavoro da organizzare.
Non nascondo però che in questa situazione ci sono anche dei pro: in particolare, io italiano in terra straniera, apprezzo la possibilità che ogni tanto ho di approfittare dei viaggi di lavoro per visitare zone di Spagna che non ho mai visto. La settimana scorsa, ad esempio, ho sfruttato il giro al nord per dare un'occhiata a Santander e Gijon (per Bilbao invece ho avuto solo il tempo di una sosta serale davanti al Guggenheim) e per arrivare sulla costa, nel bel paesino di pescatori di Cudillero in cui ho trascorso qualche ora in attesa del volo di rientro. Allo stesso modo negli scorsi mesi sono riuscito a fare due passi a Logroño e a Vitoria, e prima ancora a Valencia, Sevilla, Santiago de Compostela, A Coruña e addirittura Tenerife.

Per ora l'oscar lo vince Vitoria-Gasteiz: capitale di Euskadi, il País Vasco, è una città senz'altro meno conosciuta rispetto alle note Bilbao e San Sebastian ma ha un fascino davvero tutto speciale, col suo nucleo centrale di stradine medievali che ruotano intorno alla cattedrale. Bella davvero.
Certo non sempre le cose vanno in questo modo, e il tempo a disposizione è poco. Domattina, per esempio, sveglia alle 4.45 e volo alle 7.00, con rientro domani stesso alle 22. Fresco come una rosa.
Per ora l'oscar lo vince Vitoria-Gasteiz: capitale di Euskadi, il País Vasco, è una città senz'altro meno conosciuta rispetto alle note Bilbao e San Sebastian ma ha un fascino davvero tutto speciale, col suo nucleo centrale di stradine medievali che ruotano intorno alla cattedrale. Bella davvero.
Certo non sempre le cose vanno in questo modo, e il tempo a disposizione è poco. Domattina, per esempio, sveglia alle 4.45 e volo alle 7.00, con rientro domani stesso alle 22. Fresco come una rosa.
sabato 5 febbraio 2011
le "foto del día" che non ho fatto
la sala gremita della Filmoteca de Catalunya durante la proiezione de "Un profeta", vista dall'ultima fila.
la bambina col vestito rosso sdraiata per terra al bar "El altar de Santa Apolonia", a Durango.
il ragazzo con gli improbabili jeans a vita bassa all'aeroporto del Prat.
l'anziano abitante di Cudillero e la sua passeggiata infinita.
quante volte mi capita di vedere la foto perfetta, e di non poterla fare: perché non ho con me la macchina fotografica, perché non riesco ad estrarre il cellulare in tempo, perché la situazione non lo permette, perché i soggetti da fotografare se ne accorgerebbero...
qualsiasi sia il motivo, poi mi resta l'immagine impressa nella memoria per qualche giorno, e un senso di perdita per quell'immagine che non potrò vedere più.
la bambina col vestito rosso sdraiata per terra al bar "El altar de Santa Apolonia", a Durango.
il ragazzo con gli improbabili jeans a vita bassa all'aeroporto del Prat.
l'anziano abitante di Cudillero e la sua passeggiata infinita.
quante volte mi capita di vedere la foto perfetta, e di non poterla fare: perché non ho con me la macchina fotografica, perché non riesco ad estrarre il cellulare in tempo, perché la situazione non lo permette, perché i soggetti da fotografare se ne accorgerebbero...
qualsiasi sia il motivo, poi mi resta l'immagine impressa nella memoria per qualche giorno, e un senso di perdita per quell'immagine che non potrò vedere più.
venerdì 4 febbraio 2011
giovedì 3 febbraio 2011
mercoledì 2 febbraio 2011
martedì 1 febbraio 2011
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