domenica 28 febbraio 2010

tramonto a Plaça d'Espanya

tradizioni catalane: i calçots

come anticipato dalla foto del día, ieri ho fatto la mia prima calçotada. l'anno scorso avevo perso la stagione, che essendo tipicamente in febbraio-marzo mi aveva colto impreparato e senza amici con cui andare.i calçots (pronuncia: calsots) sono dei cipollozzi dolci tipo porri, che vengono cotti sulla brace e mangiati
secondo il seguente rito: sbucciare la parte esterna carbonizzata-intingere nella salsa romesco-mangiare con il più elevato rischio di sbrodolamento. il tutto ovviamente con le mani, e per limitare i danni dotati di apposito bavaglio fornito dal ristorante insieme ai guantini di plastica (ma finire con le mani nere di brace è decisamente più appagante).

il tipico menu da calçotada (pronuncia: calsutada) prevede poi vari tipi di carne alla brace, fette enormi di pane casereccio per farsi il proprio pà amb tomaquet (il pan con tomate), e soprattutto vino rosso servito in tipici porros, bottiglie particolari con beccuccio da cui ci si serve direttamente in gola, con ulteriore effetto sbrodolamento. insomma, un gran casino.
la masia in cui si è svolta la mia iniziazione era a sant cugat, un paese nell'immediato entroterra di barcellona. in effetti i calçots si
trovano anche in alcuni ristoranti cittadini, ma dati gli strascichi di zozzeria dell'abbondante e pittoresca mangiata, è decisamente preferibile cercarsi qualche posto fuori città più attrezzato alla bisogna.
l'epicentro di questa tradizione è valls, un paese non distante da tarragona, i cui si dice si mangino i migliori calçots e in cui ogni anno viene inaugurata la stagione con una "gran festa de la calçotada" nelle vie del centro.

per dirla con astérix: S.P.Q.C. (Sono Pazzi Questi Catalani)!

sabato 27 febbraio 2010

resti della prima calçotada

vuoi vedere che quest'anno tocca andare anche al Sònar. ma anche no.

a molti giovani spagnoli piace parecchio la musica elettronica truzza utz-utz-utz, e se è per questo la tamarraggine in genere (per dire, fanno gran uso di piercing e tatuaggi, ma di quelli brutti forte). il Sónar è il "festival internacional de mùsica avançada y art multimèdia" che si svolge ogni anno a giugno a Barcellona, in parte (Sónar de día) negli spazi adiacenti al MACBA e al CCCB a pochi metri dalla Rambla, in parte (Sónar de Noche) alla Fiera sulla Gran Via a L'Hospitalet de LLobregat.
l'anno scorso ci passai una sera al Raval col mio amico M. giusto per vedere la fauna, ed era abbastanza spettacolare, in senso negativo. il clou fu un ragazzo alto, magro, vestito di nero e probabilmente inacidito (capisc'ammè), che tentò più volte di forzare a testate con lunga rincorsa il portone metallico (!) d'accesso al tendone con concerto, forse in segno di protesta verso l'alto prezzo del biglietto. il tutto davanti agli occhi basiti di un paio di mossos che stranamente non l'hanno corcato di mazzate, e proprio mentre suonava la più grande pop-techno-salcazz star SIRIANA. un uomo con questa faccia qui, per dire.

quest'anno ci suonano Chemical Brothers, Jónsi dei (per me) pallosissimi Sigur Rós, e soprattutto Air e LCD Soundsystem. mi intrigano abbastanza, ed rappresentano un tipo di musica (di cultura, di pubblico) che non sono mai riuscito a capire. sarei tentato di andarci, una sera, quasi più in veste di sociologo che non di fruitore di musica.

ma anche no.

sabato 20 febbraio 2010

Palau Güell, carrer Nou de la Rambla, Raval



versione remix

Salgo in metropolitana, L3 da Les Corts a Catalunya. Nel mio vagone trovo un signore di mezza età che canta, col suo amplificatore-trolley a sparare altissime in sottofondo le note di una canzone che mi pare di conoscere. Tastierone anni 80 e una melodia familiare, ma ho il mio iPod nelle orecchie e non mi concentro più di tanto, tanto più che sto anche cercando di leggere il mio libro. Eppure 'sta canzone... ma sì che la conosco, anche se il tipo non canta in italiano...

Oddio.

E' "Mamma Maria" dei Ricchi e Poveri... versione spagnola con tanto di trombe finte e il solito ingiustificato entusiasmo. Nel tentativo di coprire lo scempio, alzo il volume dell'iPod nell'esatto istante in cui inizia "Hipsville 29 b.C." dei Cramps e nel libro Jim Carroll va a veder suonare i Velvet Underground al Max's Kansas City di New York.
Mi astraggo un attimo e mi par di vedere Andy Warhol con la sua corte seduto al tavolino del Max's mentre Lou, Sterling e Poison Ivy suonano per Lux Interior accompagnati dai Ricchi e Poveri e una banda di trombettisti messicani. Se dio vuole l'assurdo mischione finisce, il tipo raccoglie monete e persino qualche applauso, e scende a Sants Estaciò. L'iPod attacca con i Calexico e, mi perdonino Burns e Convertino, mi immagino gli stessi trombettisti mariachi di prima. Aspetti inquietanti della funzione shuffle...
Sono arrivato. Ora Nick Cave riporta tutto alla normalità. Meglio mangiare una pizza e berci qualcosa su.

PS: Per chi vuole provare a ripetere l'esperienza: questa e questa da ascoltare in contemporanea, e dopo quest'altra.

domenica 14 febbraio 2010

los rolling estòns



questa è magnifica

"BCNeta" è il logo che appare sui mezzi della nettezza urbana di Barcelona (dove "neta" sta per "pulita"). Ora è nata "BCMerda" (dove "merda" sta proprio per... "merda").
E' un'iniziativa di privati cittadini per intervenire contro il problema degli escrementi dei cani, tipico di ogni città. Sul sito si può scaricare il testo per creare originali bandierine da piantare sulle "caques de gos", sia per segnalarne la presenza sia soprattutto per mandare espliciti
messaggi ai proprietari che non le raccolgono.
Geniali.
Ah, ci sono anche delle magliette in vendita, naturalmente anche da quei furbacchioni di Limaloca. Prometto che questa non la compro.


mercoledì 10 febbraio 2010

la riscoperta della radio

Ieri sera all'Avis di Linate mi hanno dato un catorcio di macchina a noleggio: una Hyundai Gruz, Grafsch, Grunf... no, una Hyundai Getz. Non ne conoscevo l'esistenza, ho detto "proviamola": io non ne capisco di macchine, mi son fatto un'idea dopo il primo giorno di viaggio ma prima di dare giudizi affrettati cerco in interdet e trovo quanto segue:

Anteriormente, la Getz ha linee morbide, con i gruppi ottici di grandi dimensioni e con un taglio non modernissimo (...) Nessuna concessione all'estetica, in questa vettura, che si vuole carina nel complesso, armoniosa, ma senza mai strafare. (...) Plastiche rigide e di qualità non eccelsa, ma non spartane.

Eccetera. Insomma, siamo quasi a livello delle gloriose e indimenticate Duna e Arna. Un discreto aborto, scomodo (dopo dieci minuti avevo mal di schiena), abbastanza rumoroso e tremolante passati i 120 km/h. E soprattutto: dotato di un'autoradio senza lettore cd. Non pensavo ne esistessero sul mercato, e invece eccola qui! E io che mi ero organizzato per ascoltare un po' di roba arretrata. Inoltre, essendo stata probabilmente fregata l'antenna dal tetto, si prendono a malapena 3 o 4 stazioni.
Radio Popolare si prende però, anche se a sprazzi, quindi stamattina mi son sparato la soporifera rassegna stampa-fiume delle 8 meno 10. Interessante, eh, intendiamoci: ma a condurre c'era una voce monocorde e a un certo punto ho dovuto decidere di fare un paio di telefonate per non rischiare di andare dritto alla prima curva.
Stasera invece il mitico Microfono Aperto e la replica di Alaska con la voce di Marina Petrillo.
Ora: dovete sapere che io da sempre sono innamorato di Marina Petrillo, o meglio della sua voce. La ascoltavo a Patchanka ai tempi dell'università, e via via in altre trasmissioni di RadioPop. Non so che faccia abbia, e forse non lo voglio sapere. Mi basta la sua voce, per niente invecchiata, e quello che dice. Alaska mi pare interessante, la puntata di oggi parlava di Nelson Mandela e dato che sono arrivato a casa nel bel mezzo me la sto ascoltando via podcast, qui, immaginandomi com'è Marina, come faccio da 15 anni. Indagando su Internet scopro che ha un blog e fa delle magnifiche foto. Dev'essere per forza una donna bellissima.

Stamattina avrei voluto tornare all'Avis e cambiarla, la Getz. Invece no, ancora per due giorni mi godrò la riscoperta della radio e mi riprometto di sfruttare meglio la rete per continuare a farlo anche al ritorno a Barcellona. Chissà se domani riuscirò ad uscire in tempo per ascoltarmi anche Caterpillar.

formigoni "uno di noi". bentornato in lombardia.

domenica 7 febbraio 2010

stiamo vicini vicini

"Pierangelo lo conosco da più di cinquant'anni, fa il magistrato a Milano. Siamo amici come si è amici quando si è cresciuti insieme fronteggiando, a Napoli, il periodo peggiore della vita (l'adolescenza) e si è sopravvissuti. Lui è di buon carattere, io no. Almeno due volte all'anno, da decenni, ci incontriamo e ci testimoniamo reciprocamente, mostrandoci foto e citando fatti e frasi, che non ci siamo sognati tutto, niente affatto, siamo stati davvero ragazzi. Ormai, per sospendere l'incredulità, abbiamo bisogno di sempre più prove e ce ne forniamo in continuazione, quando ci vediamo, fino ad annoiare a morte chi ci ascolta."

da "Spavento" di Domenico Starnone, Einaudi 2009

Ho letto queste righe in aereo, stasera, rientrando dal weekend passato a Bologna con gli amici di una vita, dopo aver mangiato gramigna e tortellini, riso a crepapelle, fatto telefonate di buon compleanno all'amica che mancava e sinceri auguri a quello di noi che tra due giorni si opererà, coccolato la malata di turno, condiviso ogni minuto e ogni spazio vitale e dormito in 9 in una stanza e mezza. Stavolta abbiamo parlato di nuove case, visto piantine e piani di ristrutturazione, così come nel tempo abbiamo affrontato via via argomenti da bambini, adolescenti, ragazzi maturi e persone con famiglia, o che la famiglia non ce l'hanno più.
Siamo cresciuti, invecchiati forse, abbiamo preso inevitabilmente percorsi che hanno ridotto le possibilità di stare insieme, ma il filo che ci unisce indissolubilmente non si è mai interrotto. Ieri abbiamo rivisto alcuni album di foto degli ultimi 25 anni, ed è stata una bella sensazione rivedersi crescere, ricordare episodi annebbiati e altri divenuti storici, raccontarseli per la miliardesima volta con la stessa passione; è stato triste ma bello rivedere anche volti e vite che hanno incrociato, più o meno profondamente, la nostra strada e che ora non ne fanno più parte.
Ripercorro con la memoria un'infinità di momenti importanti della mia vita, splendidi e drammatici, e in quasi tutti c'erano queste magnifiche persone. Sempre presenti l'uno con l'altro, ognuno a suo modo, in tempi ravvicinati o dilatati, con più parole o semplici sguardi, ma sempre con la consapevolezza di quanto conta per noi tutti questo rapporto e di quanto è unico. Tanto che vorremmo sempre che quel poco spazio in cui ci siamo ammassati in queste notti potesse essere ancora più stretto, sempre di più.

... e ritorno a Barna...

giovedì 4 febbraio 2010

plutja i reflexes en la Travessera de Les Corts

per chi può andare: vada.





il link al sito di ANIMAls lo trovate sulla destra. la rivista è in edicola (in Italia, ovviamente) oltre che nella mia casella di posta. non ho ancora capito se mi piace del tutto, ma è un'iniziativa editoriale interessante e di questi tempi grami è già molto. e poi ci disegnano Gipi, Toffolo, Vivès e Trondheim.

per chi non lo sapesse invece, il "negroni sbagliato" è un cocktail inventato (per sbaglio, appunto - si dice) proprio al bar Basso.

mercoledì 3 febbraio 2010

spagnolate

Un giorno dovrò parlare meglio del rapporto complicato degli spagnoli con le lingue straniere, in particolare con l'inglese. Qui "Lost" è "Perdidos", "Supercar" è "El coche fantástico", i "Blues Brothers" sono "Granuja a todo ritmo". Ma anche noi italiani quanto a traduzioni sghembe di titoli di film non scherziamo.
Gli spagnoli sono sempre andati oltre. "Help!" dei Beatles (pardon, LOS Beatles) è "Socorro!" e addirittura il gruppo americano Jane's Addiction sono i "Juana's Addicción".
Altra questione é l'indubbia difficoltà a pronunciare parole inglesi: saliti sull'aereo la hostess vi annuncia che "this is a non ESMOKIN flight" (ossia "non smoking", per non fumatori). Per dire. E moltissime parole inglesi, entrate nel linguaggio corrente, vengono "spagnolizzate" anche dal punto di vista della grafia (il primo esempio che mi viene in mente: "standard" diventa "estándar").
Non é lo sciovinismo francese, e ovviamente non si tratta di ignoranza o chiusura mentale. É una questione culturale che mi affascina molto. Approfondirò.

L3, Les Corts