lunedì 21 gennaio 2013

Siviglia, anni '50?


Tutto sommato, pensandoci meglio,


Stamattina la sveglia era puntata alle 5:20 ma in realtà ero all'erta dalle 4 e mezza: mi capita spesso quando devo alzarmi così presto e ho paura di rigirarmi dall'altra parte. Alle 5:45 ero ancora a letto, il corpo che non voleva saperne di alzarsi, alle 6:35 già mi stavo imbarcando sul mio Vueling per Siviglia: un semaforo rosso in più e avrei avuto buone probabilità di perderlo. Forse inconsciamente era proprio quello che volevo. Al mio status di Facebook ("madrugonazo", maldestro neologismo che avrebbe voluto stare per "odiosa levataccia") avrei voluto aggiungere "Sottotitolo: che vita di merda": un pensiero rivolto a quegli amici che ogni volta che vedono qualche destinazione dei miei viaggi la sottolineano con un pollice in su, quasi la mia vita fosse una perenne vacanza.
Altro che: di Siviglia avrei visto un grigio ufficio in un'anonima periferia; avrei incontrato clienti cagacazzo che al 99% avrebbero avuto di che lamentarsi, chiedendo sconti e minacciando di passare alla concorrenza che per definizione è sempre brava bella economica servizievole e se glielo chiedi ti prepara anche un caffè; avrei mangiato un panino di gomma al bar dell'aeroporto sperando di poter anticipare il volo di rientro per accorciare l'agonia. Altro che pollice in su.
Invece è andata che l'incontro col cliente (sempre cagacazzo, intendiamoci) è durato poco, pochissimo: alle 11:15 ero già fuori. Nessun aereo per Barcellona prima di quello previsto delle 18:15. Sono così riuscito a fare due passi in centro, ho mangiato il mio adorato salmorejo e una hamburguesa de bacalao sorseggiando una caña per 6,80 € alla Bodeguita Casablanca a lato Cattedrale, ho passeggiato per i vicoli del barrio de Santa Cruz, ho scoperto l'incantevole e seminascosta plaza del Cabildo.
Ora sto scrivendo queste righe seduto su una panchina sulla riva del Guadalquivir, prendendo un tiepido sole con vista sulle case del barrio gitano di Triana: ogni tanto passano i canottieri della Escuela de remo, e se chiudo gli occhi sento il suono degli zoccoli dei cavalli che passano alle mie spalle portando qualche turista in carrozza alla scoperta delle bellezze della città. Mi si è anche - come al solito - scaricata la batteria del cellulare: non posso ricevere chiamate di lavoro nè leggere email. Stavolta non me ne lamenterò.
È la prima giornata di sole dopo molta pioggia, e i nuvoloni all'orizzonte annunciano che ricomincerà presto. Tutto sommato, pensandoci meglio, non proprio una vita di merda.