venerdì 19 marzo 2010

al Raval


Lo Sbarco della "nave dei diritti"

La mia amica A. stamattina mi ha fatto conoscere un'iniziativa che mi pare bellissima. L'idea è di alcuni italiani che vivono qui a Barcellona: l'hanno chiamata "LO SBARCO".
Più che qualsiasi mio commento, mi pare utile riportare il "manifesto" riportato sul sito www.losbarco.org:

Siamo un gruppo di italiani/e che vivono a Barcellona.

Insieme ad amici (non solo italiani) assistiamo seriamente preoccupati a ciò che avviene in Italia. Certo la crisi c’è anche qua, ma la sensazione è che la situazione nel nostro Paese sia particolare, soprattutto sul lato culturale, umano, relazionale.

Il razzismo cresce, così come l’arroganza, la prepotenza, la repressione, il malaffare, il maschilismo, la diffusa cultura mafiosa, la mancanza di risposte per il mondo del lavoro, sempre più subalterno e sempre più precario. I meriti e i talenti delle persone, soprattutto dei giovani, non sono valorizzati. Cresce la cultura del favore, del disinteresse per il bene comune, della corsa al denaro, del privato in tutti i sensi.

Dall’estero abbiamo il vantaggio di non essere quotidianamente bombardati da un’informazione (??) volgare e martellante, da logiche di comunicazione davvero malsane.In Spagna, negli ultimi mesi, sono usciti molti articoli raccontando quello che avviene in Italia, a volte in toni scandalistici, più spesso in toni perplessi, preoccupati, sconcertati.

Si è parlato dei campi Rom bruciati, dei provvedimenti di chiusura agli immigrati, delle aggressioni, dell’aumento dei gruppi neofascisti, delle ronde, dell’esercito nelle strade, della chiusura degli spazi di libertà e di democrazia, delle leggi ad personam.

E allora: che fare? Prima di tutto capire meglio, confrontarci, quindi provare a reagire. Siamo convinti che ci siano migliaia di esperienze di resistenza, di salvaguardia del territorio, di difesa dei diritti, della salute, di servizi pubblici di qualità. E che vadano sostenute.

Al termine di un percorso che abbiamo appena iniziato, vogliamo quindi organizzare una nave che parta da Barcellona il 25 giugno 2010 e arrivi a Genova.

Sarà la nave dei diritti, che ricorderà la nostra Costituzione e la sua origine, laica e pluralista, la centralità della libertà e della democrazia vera, partecipata, trasparente: dai luoghi di lavoro alle scuole, ai quartieri, ai servizi, al territorio.

Ricorderà che il pianeta che abbiamo è uno, è questo, questo è il nostro mare, di tutti i popoli. Che chiunque ha diritto di esistere, spostarsi, viaggiare, migrare, come ha diritto che la sua terra non sia sfruttata, depredata. Ricorderà che le menzogne immobilizzano, mentre la verità è rivoluzionaria.

Ricorderà che cultura e arte sono i punti più alti del genere umano, sono fonte di gioia e piacere per chi li produce e per chi ne beneficia, non sono fatte per il mercato.

Ricorderà che esistere può voler dire resistere, difendere la propria e l’altrui dignità, conservare la lucidità, il senso critico e la capacità di giudizio.

Creiamo ponti, non muri.

È un grido di aiuto e solidarietà, che vogliamo unisca chi sta assistendo da fuori a un imbarbarimento pericoloso a coloro che già stanno resistendo e non devono essere lasciati/e soli/e.

Non siamo un partito, non siamo una fondazione, non sventoliamo bandiere, tanto meno bianche. Siamo piuttosto un movimento di cittadini/e che non gode di alcun finanziamento.

Potete contattarci fin da subito all’indirizzo e-mail: contatto@losbarco.org


Mi sembra un'idea davvero interessante e sto pensando di aderire, come hanno già fatto tante persone comuni oltre a personaggi del calibro di - tra gli altri - Dario Fo, don Gallo, Gherardo Colombo, Moni Ovadia, José Saramago, Beppe Grillo, Lella Costa; intanto inizierò a bazzicare qualcuno degli incontri che molto spesso i ragazzi organizzano in giro per la città (ce n'è uno proprio domani, qui), per capirne un po' di più. Consiglio a tutti di farsi un giro sul sito (o sul gruppo in Facebook) per maggiori dettagli.

domenica 14 marzo 2010

quante arie 'sto generale Missori!

relazioni familiari moderne. ovvero FAMIGGHIA TECNOLOGICA contro FIGGHIU EMIGRANTE (prima puntata)

quello che più manca nel vivere all'estero, o comunque lontano da casa, sono le persone amate: la famiglia, gli amici. il nostro quotidiano, le persone importanti con cui siamo abituati a condividere le nostre sensazioni, le emozioni o anche solo il racconto serale della giornata di lavoro.
ma ormai la tecnologia ci mette a disposizione molti strumenti per accorciare le distanze, innanzi tutto skype. chat e videochiamate a costo zero: cosa si può volere di più? una tecnologia conveniente e semplice da usare, anche per chi non ha molta dimestichezza con il pc.
certo, tutta questa comodità ha anche dei lati oscuri. vorrei qui analizzare brevemente la figura del GENITORE INFORMATICO. farò l'esempio dei miei genitori, ma so che molti si ritroveranno in questo tipico quadretto familiare del ventunesimo secolo.
mia mamma l'estate scorsa si è comperata un netbook, uno di quei piccoli pc portatili stilosi e maneggevoli. essendo lei completamente digiuna di computer, anzi avendo sempre avuto una certa chiusura verso l'informatica, questa mossa improvvisa poteva avere solo uno scopo: potersi collegare a internet per vedere più spesso il suo bambino, FIGGHIU EMIGRANTE. e infatti, usa il suo computerino quasi solo per quello: la sera chattiamo o ci chiamiamo con la webcam. benissimo, fa molto piacere anche a me.
quello che è cambiato tra noi è il contenuto delle conversazioni, rispetto alle vecchie e tradizionali telefonate: mentre prima ci si chiedeva aggiornamenti sulle condizioni di salute o sull'andamento della giornata, ora la chiamata tipo tra me e mia mamma è più o meno come segue:

mamma di hanz: "ciao amore, come va?"
hanz: "ciao mami. qui bene, e voi?"
m: "aspetta, mi si è aperta una strana finestra. come faccio a toglierla?"
h: "che finestra? cosa c'è scritto?"
m: "ah no, adesso è sparita. ma non ti vedo più."
h: "avrai chiuso la finestra col video. guarda nella barra sotto"
m: "adesso ti vedo ma sei piccolo. come faccio a ingrandire?"
h: "cerca 'visualizza-a tutto schermo', o qualcosa del genere"
m: "ora mi è apparso un messaggio di uno che non conosco. cosa devo fare?"
h: "blocca il mittente! dove lo vedi? nell'elenco dei contatti?"
m: "no, è uscito in una barra blu in basso"
h: "ma in skype non ci sono barre blu!"
m: "se ci vado sopra diventa gialla. adesso è andata via da sola"
h: "..."

e così via.

anche mio papà è autodidatta con il pc, ma ha iniziato prima della mamma. da qualche anno ha
trasformato la mia ex cameretta nel suo studio, e si diletta soprattutto con internet. devo dire: tanto di cappello, perchè per aver fatto tutto da solo se la cava egregiamente. certo, ogni tanto combina qualcosa di difficilmente spiegabile (una volta trovai la tappezzeria vicino alla stampante tutta striata di macchie multicolori, e alla domanda "come hai fatto" mi rispose "ma niente, ho cambiato la cartuccia dell'inchiostro!". quello della tricromia, si direbbe.).
lo scorso natale gli abbiamo regalato lo schermo nuovo a 22", così può vedere il faccione del FIGGHIU EMIGRANTE a dimensione gigante. c'era un periodo che via webcam lo vedevo tutto scuro, altre volte sgranatissimo, altre volte l'audio non funzionava. spesso finivamo per intravederci sullo schermo e a chiamarci per telefono. mi sa che la sua webcam è un lontano parente dell'HAL 9000 di "2001 Odissea nello Spazio", perchè quando gli chiedo se ha toccato le impostazioni la sua risposta è sempre un "no" categorico.

ultimamente pare la situazione sia un po' migliore, la qualità di audio e video è stranamente buona. ma non mi fido di questa calma apparente: credo che HAL stia tramando qualcosa alle nostre spalle.

martedì 9 marzo 2010

el parc de la Fontsanta, Sant Joan Despì

la gran nevada, il giorno dopo

40 km di coda al confine (5.000 camion incolonnati, ieri erano il doppio), ancora 180.000 famiglie senza luce, 215.000 alunni a casa da scuola. questo oggi, il giorno dopo. stanotte più di 3.000 persone hanno dormito in spazi appositamente allestiti dai vari comuni.

dove? in Catalunya. a Barcellona.
ma dai?!?!? si, si.

ieri io ero il primo a ridere, vedendo i colleghi che si agitavano vedendo scendere un po' di nevischio che non attaccava. due colleghe addirittura non sono venute in ufficio! 'sti catalani che si spaventano per due fiocchi! ridevo un po' meno alle 9 di sera, arrivando a casa fradicio dopo 4 ore di viaggio, o tentativi di viaggio...
macchina bloccata e abbandonata in qualche modo a lato strada, ritorno in ufficio per evitare il congelamento alle mani, secondo tentativo con macchina abortito ben presto e sostituito insieme a un collega da un pellegrinaggio denominato il "cammino di Cornellà", per arrivare alla metropolitana (l'unico mezzo pubblico funzionante, al contrario di bus, tram e treni) che alla fine mi ha portato al calduccio di casa. ad altri è andata peggio: ore e ore in coda in autostrada,
sulle rondes o nelle vie paralizzate della città.

dicono che era dal 1962 che non veniva giù tanta neve da queste parti. potrò dire "io c'ero" (che culo eh?). per me è stata sparata coi cannoni, tutta una mossa pubblicitaria per giustificare la candidatura di Barcellona alle Olimpiadi INVERNALI del 2022. si, è vero anche questo!
peccato non essere stato in centro, a vedere la spiaggia imbiancata. allora sì che me la sarei goduta.

lunedì 8 marzo 2010

un altro grande che se ne va

pochissimi mesi dopo Vic Chesnutt e a sette anni di distanza (sette anni!) da Elliott Smith, un altro grandissimo della musica si è tolto la vita: Mark Linkous, ovvero "gli" Sparklehorse.
la cosa mi riempie di un'infinita tristezza.
era anche l'ultima cosa bella che abbiamo condiviso io e te, quel concerto triste in una sera di maggio di tre anni fa.

riposa in pace, Mark. e tu, sii felice.

bloccato nella neve all'uscita dall'ufficio (solo l'inizio delle mie 4 ore di viaggio per tornare a casa)

sabato 6 marzo 2010

la Colonia Castells, Les Corts



l'onestà e il coraggio

Napolitano, "garante della democrazia italiana", ha firmato il "decreto interpretativo" che riammette alle prossime elezioni regionali le liste di Polverini e Formigoni. Su internet fioccano le proteste e i commenti (segnalo tra gli altri quello di Gilioli su Piovono Rane e le amare battute dei geni di Spinoza) all'ennesimo provvedimento scandaloso del governo Berlusconi, questa volta più che mai palesemente antidemocratico. Già si parla di fiaccolate, di proteste in piazza, di bandiere viola, anche qui a Barcellona.
Tutto bello, ma poi? Cercando "lutto per la democrazia" in Google si trovano decine di pagine che usano questa espressione: non sono solo pagine di oggi bensì del 2009, del 2008, del 2007 o più vecchie ancora. Quante volte può morire una democrazia perchè si possa continuare a chiamarla tale? Cosa resta dell'indignazione? E perchè così poca gente si indigna di fronte al continuo scivolare dell'Italia a livello di un terzo mondo etico, prima ancora che culturale ed economico? Perchè siamo diventati così? O forse lo siamo sempre stati... E io, nel mio piccolo, cosa posso fare? E' giusto che io sia qui pontificare a mille km di distanza, o dovrei rientrare, partecipare? E come?

Le mie parole sono banali e non sanno descrivere esattamente le mie sensazioni, e questa piccola pagina personale non è certo il luogo da dove lanciare strali o dibattere di grandi temi.
Preferisco riportare una serie di battute di Ennio Flaiano che ho trovato come commento in un blog, vecchie di decenni ma, ahimè, immortali:

«Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore».
«La situazione politica in Italia è grave, ma non seria».
«Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura».
«Fra 30 anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione».
«L’italiano è un tentativo della natura di smitizzare se stessa. Prendete il Polo Nord: è abbastanza serio, preso in sé. Un italiano al Polo Nord vi aggiunge subito qualcosa di comico, che prima non ci aveva colpito».
«In Italia la linea più breve fra due punti è l’arabesco».
«In questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Altri paesi hanno una loro verità. Noi ne abbiamo infinite versioni».
«In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti».
«Per gli italiani l’inferno è quel posto dove si sta con le donne nude e con i diavoli ci si mette d’accordo».
«Le dittature hanno questo di buono, che sanno farsi amare».

E soprattutto un vecchio discorso pubblico di un vecchio presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini, a proposito dei giovani e della politica. Lo trovate qui.

giovedì 4 marzo 2010

el meu barri

da qualche mese mi sono abbonato a TimeOut Barcelona. per gli amanti delle statistiche - e dei cavoli miei - con questa le riviste che ricevo regolarmente nelle mie caselle di posta sono 5: in ordine di anzianità il Mucchio, National Geographic, Storica del NG, ANIMAls e appunto TimeOut.
La rivista esce il giovedì, ma come ovunque l'abbonato è privilegiato ragion per cui la ricevo quasi sempre il lunedì (sera): l'ideale per un periodico settimanale che serve per informare degli appuntamenti quotidiani in città.
caratteristica peculiare di TimeOut, che esce in varie città d'Europa, dovrebbe essere anche fungere da punto di riferimento per gli stranieri che si trovano di passaggio o che vivono nella città in questione, e per questo solitamente è scritta in lingua inglese. qui non solo questo non succede, addirittura la lingua usata non è nemmeno lo spagnolo ma il catalano. la qual cosa, confesso, mi fa piacere per due motivi: mi aiuta a familiarizzare con la lingua e, rivolgendosi per forza di cose a lettori di qui, voglio credere che i suggerimenti in fatto di locali, ristoranti, manifestazioni culturali e luoghi siano più sinceri e affidabili di quelli per turisti.
nell'ultimo anno ho imparato a conoscere la città anche attraverso le pagine di questa rivista, scoprendo angoli nascosti e riuscendo a entrare di più in sintonia col modo di vivere locale.

sulla copertina del numero di questa settimana c'è il mio quartiere, Les Corts. era già qualche giorno che mi ripromettevo di scriverne sul blog, dopo ormai 13 mesi che ci vivo. inizierò a farlo nei prossimi giorni, poco a poco, e già ho iniziato con qualche foto ogni tanto. a Barcellona la vita di quartiere è importante: ogni barrio della città ha una sua identità che i veïns (i vecinos, gli abitanti del quartiere) fanno di tutto per difendere, e non solo durante la festa major che si svolge una volta l'anno. Les Corts non è conosciutissimo, non è in pieno centro, di turisti qui non ne passano se non per visitare il museo più frequentato della città: il Camp Nou. ma di cose da vedere e da fare ce ne sono anche altre.
qualche mese fa ho pensato di cercare altrove, di spostarmi più verso il centro, verso zone più vissute e più movimentate; alla fine ho deciso di restare qui, almeno per ora, e sono contento. m'agrada molt el meu barri, mi piace il mio quartiere.

estic molt emocionat


finalmente dopo anni - ma che dico anni: mesi! - ma che dico mesi: settimane (settimane sì però, e pure tante!) di attesa, ancora qualche ora di suspense e conosceremo i dischi del decennio scorso secondo la supahcommissione (cit.) convocata da tieffemme.
e: si, ci sono anch'io.
se volete conoscere, sapere, godere e arricchirsi di cotanta sapienza musicale andate qui. e già che ci siete, date un'occhiata al blog e salvatelo tra i preferiti che è uno spettacolo.

parola d'ordine: obras

lunedì 1 marzo 2010

nel cortile de la Maternitat, Les Corts

visioni interessanti

ieri pomeriggio sono andato a vedere la mostra su Fellini al CaixaForum, che sarà aperta (gratuitamente, come da tradizione) fino a giugno inoltrato. premettendo che sono praticamente vergine in materia (si, lo so: è una vergogna), mi è parsa fatta bene. per vederla con calma non bastano due ore, piena com'è di foto, filmati, riviste d'epoca, suoni, dietro le quinte ed estratti dal "libro dei sogni" del regista romagnolo. a margine della mostra "Fellini: el circo de las ilusiones" si svolgono attività collaterali che la integrano e la completano. tra le altre cose, ogni mercoledì alle 19 ci sarà una conferenza seguita dalla proiezione di un film; si comincia dopodomani con "satyricon". per i dettagli sul programma completo si veda qui. Il 31 marzo ci sarà anche Milo Manara.
iniziative su Federico Fellini anche da parte dell'Istituto Italiano di Cultura (ma a orari assurdi: noi alle 17 si lavora, gente!!), e proiezioni sparse qua e là: tra le altre, "La dolce vita" alla Filmoteca de Catalunya, mercoledì 3 alle 21.

sempre alla Filmoteca (che si trova in Avinguda de Sarrià al 33), nella prima metà di marzo è in programma una rassegna di film di Jacques Tati: si comincia domani con "Jour de fête" alle 19.30 alla modica cifra di 2,70 €, e poi via via gli altri classici di Mounsieur Hulot, compresi alcuni film praticamente introvabili come "Parade" e "Trafic" (che ho recentemente comprato in dvd nell'unica versione apparentemente disponibile: quella in tedesco! ma per quanto poco parla Tati, non fa nessuna differenza) e vere chicche come i corti "Soigne ton gauche" del '36, "L'école des facteurs" del '47 e "Cours du soir" del '67. Consigliatissimo per tutti quelli che vogliano ridere, pensare, sognare, e guardare il mondo con gli occhi unici e fanciulleschi del genio francese. Come dicevo stasera ad un'amica che non lo conosce, certamente si può vivere senza i film di Tati, ma lo si fa in maniera infinitamente più triste. Chissà se mi è bastato per convincerla.