sabato 16 aprile 2011

Pepe, tassista anarchico

Nei miei due anni e rotti di andirivieni aerei continui ho preso parecchi taxi da e per l'aeroporto del Prat. Mi sono capitati tassisti silenziosi e ciarlieri, quelli che si imbottigliano sulla ronda pur sapendo che c'è la partita, e poi quello a cui ho dovuto spiegare io la strada per il terminal 1, l'ultima volta il taxi più sporco del mondo.
Oggi mi è capitato Pepe, l'anarchico.

Pepe è argentino, e appena gli dico che devo andare a recuperare la macchina a Sant Joan Despí si ferma immediatamente a settare il GPS, ma poi si impappina e lo passa a me, che glielo sistemi io. Non c'é bisogno, gli dico, conosco la strada e gliela spiego io.
Moglie e figli sono italiani, ma non ha idea di quale parte. Ci sono delle montagne, pare, ma non mi sembra molto convinto. Mi dice che é un peccato che l'Italia sia ridotta così, con la sua storia e la sua cultura di un tempo, e appena capisce che gli do corda lancia il suo strale: "mi dispiace, è anche il tuo presidente, ma siete governati da una persona mafiosa, ladra, impresentabile a livello mondiale e di infima caratura morale". Eh si, ma questa é l'Italia. Poi si scusa per il giudizio netto, "sai, io sono anarchico e certe cose non le sopporto". Dice che Barcellona non gli piace, la gente é troppo chiusa, vive qui da sette anni ma i vicini di casa non lo salutano. "Nemmeno io saluto loro, se é per quello". In Argentina invece si sente ancora la vicinanza tra le persone, la gente ti invita a mangiare a casa propria, c'é fratellanza anche se a vivere non ci tornerebbe: anche agli argentini piace essere governati dai  ladri e dai farabutti come Menem. Vivrebbe a San Francisco dove é già stato per 10 anni in passato: me la consiglia, e mi consiglia Buenos Aires. Gli dico che forse un giorno ci andrò a trovare Barbara, e mi dice che per come ho parlato finora crede che mi piacerà. "Stacci almeno 20 giorni, però".
Una volta arrivati, mi dice che alle sue figlie non ha messo nomi italiani ma indios. Purtroppo non me li ricordo, uno vuole dire "Figlia del vento". Ride, e dice "da un padre anarchico cosa si potevano aspettare".
Arrivati a destinazione mi ringrazia di averlo portato fino a lì. "Cuidate", mi dice dandomi una pacca sulla spalla. Riguardati anche tu, Pepe, tassista anarchico, e avanti per la tua strada.

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