A Barcellona esiste una figura professionale che racchiude in sè tutta una serie di capacità e competenze lavorative che altrove sono suddivise tra un gran numero di differenti personaggi: IL LAMPISTA.
Perde il tubo dell’acqua in cucina? Si chiama il lampista. Vi salta il motorino elettrico della tapparella? No problem, c’è il lampista! Serve un’imbiancatina, o avete una piastrella da sostituire, o la perdita d’acqua di cui sopra vi fa alzare tutto il parquet? Il numero di telefono da fare è sempre il suo: quello del vostro amico lampista! Una specie di tuttofare, idraulicoelettricistaimbianchinoparquettistamuratore all-in-one. Semplice e geniale, a pensarci, tipico esempio del senso pratico dei catalani.
Se non che, c’è il classico rovescio della medaglia. Il lampista generalmente è un cretino.
Caratteristiche fondamentali del lampista sono:
- come regola di vita, al primo appuntamento non si presenta;
- al secondo (e a quasi tutti quelli successivi) arriva con un’ora di ritardo, naturalmente senza avvisare;
- la sua prima diagnosi del danno appare sicura, puntuale e circostanziata, ma alla prima domanda che gli fate crolla miseramente e, pur cercando di mantenere una sua dignità professionale, inizia a brancolare nel buio;
- dal momento della nascita del problema alla sua conclusione passerà un tempo indefinito, e inesorabilmente rimarrà sempre e comunque uno strascico di “finiture” da effettuare che si trascineranno per mesi, moltiplicandosi senza trovare soluzione. Tali finiture spesso vengono effettuate con innegabile creatività architettonica, anche e soprattutto se non richieste.
Nei sei mesi da cui sono qui mi sono capitati tutti i danneggiamenti di cui sopra:
1) Parquet apertosi a causa di una perdita d’acqua e riparato una prima volta con rischio di intossicazione da vernici, ri-sollevato e ri-riparato non avendo la minima idea della causa dei numerosi rigonfiamenti che si creavano qua e là (le ipotesi sono state nell’ordine: ulteriori fughe d’acqua inesistenti, IL CALDO DELL’ESTATE - nota causa di rigonfiamento di parquet -, la bassa qualità del legno peraltro precedentemente scelto e posato dal lampista stesso, Da ultimo, il riscaldamento a soffitto del negozio sotto di me (in luglio?!?!); evidentemente la commessa era parsa particolarmente freddolosa. In ogni caso la soluzione è stata geniale (sopra una foto del mio nuovo "parquet". Si, è vero: non è più un parquet, e non pensate che qualcuno si sia preso la briga di avvisarmi prima);
2) Tapparella incastrata a causa di una vite fuoriuscita. In questo caso il nostro uomo ha cercato di rimetterla in sede con abile mossa e con l'espressione di chi la sa lunga, salvo romperla definitivamente e ripararla solo dopo lunghe trattative;
3) Ulteriore fuga d’acqua, stavolta nel bagno, riparata con tocco d’artista (a destra, la creativa soluzione d’arredo)
La prima reazione dinanzi a tanta insipienza e disorganizzazione è di stizza, ovvio. Ma poi in qualche modo ci si abitua, e diventa quasi una routine familiare. Si finisce per pensare di essere noi troppo esigenti, troppo intransigenti, quasi ci si sente in colpa per il nostro brutto carattere. Lui si impegna, in fondo. E che diritto ho io, che sono impedito persino a piantare un chiodo per un quadro, ad insegnargli come si ripara una fuga d'acqua? I liquidi per natura, si sa, sono infidi e imprevedibili, e valli a riprendere quando si mettono in mente di scappare.
Mentre scrivo queste righe il mio lampista, che ormai passa più tempo qui da me che a casa sua, sta segando sul terrazzo insieme al suo impassibile assistente dell'est un pezzo di zoccolino della cucina che, lasciato troppo alto l'ultima volta, mi impedisce di aprire la lavastoviglie. Sudatissimi e impegnati in un lavoro, l'ennesimo, che a loro pareva davvero risolutivo. Ora ha finito, e mi ha messo anche un altro pezzo che probabilmente si staccherà da solo domani stesso; deve saperlo anche lui, dato che ha addirittura lasciato gli attrezzi qui da me.
Alla fine, penso che forse davvero quel parquet veniva su da solo, senza un vero motivo, quasi a voler manifestare la propria esistenza. I piatti potevo benissimo lavarli a mano e a guardarla bene, quella piastrella di un altro colore in bagno mi mette allegria.
Fa caldo stasera. Chissà come fa la ragazza del negozio qui sotto ad avere sempre così freddo... Domattina glielo chiederò.
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