mercoledì 22 luglio 2009

del non leggere e del tornare a farlo

Sono sempre stato un discreto lettore, almeno da quando non mi hanno più obbligato a farlo, ma ogni tanto mi capitano dei periodi di "non-lettura compulsiva". Sono settimane, a volte mesi, in cui non riesco a concentrarmi sulla lettura (di romanzi, almeno), ma nonostante ciò continuo imperterrito ad acquistare libri e ad accumularli sul comodino. In questi momenti sono anche capace di dire, su precisa richiesta, che "sto leggendo" 3 o 4 libri insieme, quando al massimo li sfoglio. Magari è una malattia, una sindrome, un virus, una questione genetica, non so. O una forma di feticismo (c'è chi è feticista dei piedi, io lo sono di libri, dischi, fumetti), o dipendenza dall'odore della carta stampata. Non so bene.
Le conseguenze negative sono principalmente due.
Da una parte la cronica mancanza di spazio. Quando lavoravo in RCS ogni tanto il capo liberava il suo ufficio delle cosiddette "copie staffetta" e chiamava il branco di dipendenti dell'ufficio ad approfittare di cotanta obbligata generosità; io, da buono stagista-a-gratis squattrinato e idealista, ero sempre in prima linea e lottavo per accaparrarmi una copia (quasi) fresca di stampa dei saggi più improbabili o di un prezioso "classico Bur" greco o latino con testo a fronte (quei tristissimi e seriosi volumetti con la copertina grigia, Cicerone e Platone ma anche "Manifesti elettorali dell'antica Pompei"; mi sa che una volta mi era toccato questo, e scopro ora che - sorpresa! - è esauritissimo). Mai letti, perlopiù, ma tutti orgogliosamente disposti in quarta fila sulle mensole della cameretta, con in sottofondo l'ennesimo ultimatum di mio padre: "O tu o i libri".
Da allora ho scelto le mie non-letture con più criterio, e ho risolto il problema della mancanza di spazio occupando circa 4 case in 10 anni. I troppi traslochi, alcuni molto dolorosi, hanno sempre mantenuto questo risvolto che me li ha resi meno pesanti... Ora sto inesorabilmente riempiendo la casa di Barcellona; che un giorno debba rientrare nell'appartamento (già pieno, ovvio) di Milano è un dettaglio, penserò a tempo debito a come aggirare la legge di impenetrabilità dei corpi che impedisce a un contenitore di essere più piccolo del suo contenuto.
La seconda, e più importante, conseguenza negativa è che in questi periodi non leggo. E a me piace leggerli i libri, persino di più che annusarli. Quindi ci soffro, a non riuscire a mantenere la concentrazione, a cedere alla stanchezza e alla distrazione. Continuo a leggere qualcosa, certo: fumetti innanzitutto (proprio ora: Fables quinto volume, e Jeffrey Brown), giornali, riviste, internet, la Lonely Planet di Barcellona), ma i "libri" sono un'altra cosa. Forse l'acquisto ininterrotto di cui sopra è semplicemente un goffo tentativo di trovare il libro giusto.
Una tecnica consolidata per riprendere la lettura è rifugiarmi tra i miei autori preferiti, "andare sul sicuro". Quelli che non tradiscono, che riesco sempre a leggere anche in periodi di magra. Bunker, Hornby, Doyle, Pennac, Starnone, altri ancora, mi fanno sentire a casa e interrompono la crisi ipolibraria. Pennac, Benni, loro non sempre, più complessi per quanto li adori.
Per questo durante la mia ultima visita milanese, una decina di giorni fa, sono andato come sempre alla Fnac e al Libraccio, e ho preso - appunto - l'ultimo di Roddy Doyle, ("Irlandese al 57%", gran titolo) e l'ultimo (questo davvero ultimo, ahimè) di quella pellaccia di Eddie Bunker: "Mia è la vendetta". Poi prima di arrivare alla cassa, complice una sempre gradita campagna sconti sui libri Einaudi, ho visto il primo romanzo di uno scrittore che non conoscevo, tal Josh Bazell: "Vedi di non morire". Il lancio promozionale recitava: "E' un sicario, ma è l'unico che ti può salvare. Una fantastica commedia nera di risate e sangue. E chirurgia d'urgenza." E ho iniziato da quello, mettendo in lista d'attesa gli amici di sempre.
E' bello scoprire che ci si riesce ancora a stupire per qualcosa di nuovo, che esistono libri (o dischi, o quadri, o tramonti. O persone, persino.) che ti trasmettono qualcosa, che parlano il tuo linguaggio, che si incastrano così bene nel tuo modo di essere. Per le recensioni letterarie di "Beat the reaper" (titolo originale) o further informations su questo medico-mafioso-cazzone che ne è il protagonista, cercate altrove (qui c'è anche il gioco!). E vedremo se davvero Leo Di Caprio interpreterà Peter Brown in un film che quizàs tradirà, o no, lo spirito del libro.
Io posso solo dire che ho finalmente ripreso a leggere, e con grandissimo gusto.

5 commenti:

  1. devo dire che hai descritto le crisi di non-lettura in modo perfetto. anch'io, anch'io! (mi sento come un ubriacone che ha appena scoperti gli AA)
    ieri mi serviva assolutamente un libro (per un viaggio in treno) e ho usato come romanzo-medicina Il primo caso di Maigret... che soddisfazione!

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  2. fortunatamente i miei periodi di crisi di non-lettura si esauriscono in qualche giorno, massimo una settimana. leggere è qualcosa di cui non riesco più a fare a meno, forse perchè alla fine di tutto per me leggere è l'unico vero momento che riesco a dedicare a me stessa, in cui ci sono solo io e basta.
    ci sono libri (pochissimi) che hanno cambiato il mio modo di vedere la vita, primo fra tutti Tiziano Terzani (lo so, te lo tiro fuori sempre in tutte le salse :-) )e spero sempre di trovare nuovi libri che mi indichino una via.
    Il problema è che la mia biblioteca è composta da 4 scrittori in croce, alla fine mi fossilizzo sempre sugli autori sicuri e a differenza di te sperimento poco (che è un male, mannaggia). ecco, su questo sono graditi consigli :-)

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  3. ho letto di questo libro su "repubblica" o il venerdì..
    mi aveva incuriosito ma poi il recensore aveva svelato il finale o il trucoc che c'è dietro..
    e poi anche io ho la casa che straborda di libri (io alla rcs li rubavo direttamente...)
    adesso sto leggendo "il direttore delle risorse umane" di yehoshua, me piace...
    a prop.
    bella idea il blog, vecchia scoreggia!

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  4. @ rose: maigret... una di quelle letture che mi attirano sempre un sacco. poi quando lo leggo finisco per pensare "mah, me lo ricordavo migliore". salvo poi ovviamente iniziarne un altro, prima o poi. come si dice in musica, ad libitum. naturalmente ne ho comprati molti di più di quanti ne abbia ancora letti! :-)

    @ ale: montalbano sono! :-) alla fine non credere che io sperimenti più di tanto. anzi, secondo me tra le mie letture c'è un filo unico che unisce - che so - twain con bazell passando per hornby, pennac, ellroy e chandler. sembra strano ma è così. io sono come sono perchè da bambino ho letto alan ford di magnus&bunker e ho visto i jefferson e a un certo punto primo levi e i fratelli marx. pensa che teoria ti tiro fuori. capisci bene come sei tu e troverai letture nuove che non ti tradiranno.

    @ dario: il trucco che c'è dietro (se ti riferisci al fatto che l'infermiere è un mafioso) te lo spiega l'autore nel secondo capitolo, o einaudi in copertina del libro se preferisci. se non ti riferivi a quello, non mi dire a cosa! yenoshua non lo conosco se non di nome (retaggio del periodo rizzoli, utile per fare belle figure in società almeno finchè non ti chiedono di cosa tu stia parlando).

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  5. la difficoltà è proprio capire quali autori vanno bene per me :-)

    diciamo che poi mi piace molto l'idea di farmi consigliare dei libri, perchè è un po' come entrare nel mondo di una persona e condividerne un pezzetto attraverso un libro.
    è anche per questo motivo che ogni tanto chiedo qualche consiglio (oltre alla mancanza di fanstasia e di capacità critica quando sono in libreria).

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