martedì 3 novembre 2009

talenti

Credo davvero che ognuno nasca con un talento. Alcune persone hanno talenti artistici, generalmente i più ammirati. Altri hanno il talento di una mente matematica, o ancora talenti comunicativi, economici, sportivi, organizzativi, talenti di leadership naturale. Persino talenti di padri (o più spesso madri) di famiglia. E non credo che un tipo di talento sia necessariamente migliore o più apprezzabile di un altro, solo si tratta di campi differenti. In alcuni casi si tratta di situazioni evidenti, coltivate e potenziate, molto più spesso rimangono in ambito personale o poco più, molte volte nemmeno ci se ne accorge e si finisce per buttarli alle ortiche. Io ho realizzato da tempo qual è il talento che è toccato in sorte a me: quello per il disordine.
Quando ero piccolo non ero disordinato, anzi. Ero un precisetto, che andava a chiedere le carte delle caramelle dalle mani degli amici dei miei per buttarle via. Mi ricordo il cambiamento intorno ai primissimi anni di liceo, che a pensarci bene è il momento in cui la confusione regna sovrana ma anche quello in cui bisogna decidere della propria vita, del proprio futuro. E' il momento in cui si capisce cosa si vuole fare da grandi. Beh, insomma, non voglio esagerare a dire che io ho voluto essere disordinato. Questo no, avrei preferito essere un novello Jimi o un Woody Allen italiano, per dire, ma non si può scegliere il talento. Ho solo imparato ad accettare quel che mi è toccato in sorte e, diciamo, ad abbandonarmici.
Voglio dire, non è semplice. Il disordine è un'arte, a suo modo.
Creare cumuli di cose, che siano vestiti (già messi ma anche appena lavati, da stirare, e stirati), piatti, scarpe, libri, giornali, etichette, scontrini, zaini, medicine, raccolta ancora da differenziare, e chi più ne ha più ne metta, non è semplice. Crearli con un criterio, intendo dire. Se mi chiedeste ora quale sia questo criterio, beh, avrei qualche difficoltà a spiegarlo... Ma c'è. Altrimenti non troverei un certo piacere intrinseco nella creazione del Caos quotidiano, nè saprei così facilmente riportare tutto ad un'apparente (e temporanea) normalità.
Eh si, perchè a guardarmi si direbbe che io passi il tempo a creare disordine e a riordinare, in un processo di distruzione/creazione apparentemente senza fine. Questo accade a casa ma anche in ufficio, sulla scrivania e negli armadi, in macchina. E se devo essere sincero, appena dopo aver stato obbligato a riordinare (dal senso del dovere, dalla necessità di convivenza con altri esseri umani incapaci di cogliere la genialità, dal fatto che ogni tanto, ehm, mi spingo un po' troppo oltre) sento una sensazione di disagio, di disorientamento.
L'atto del riordinare, è bene precisarlo, consiste principalmente nel buttare via una quantità di cose per liberare spazio, impilare risme di carta, quaderni, appunti, e raggruppare le cose per categoria - o così cerco di raccontarmi. Il problema è quale categoria: perchè alla fine questo fare ordine spesso è solo rinunciare al proprio criterio per sottostare a quello di altri. E ovviamente è quello il momento in cui davvero inizio a perdermi.
Si potrebbe dire che più che un talento sia uno stato di confusione, pratica e mentale. In effetti a guardare un po' più in grande (per dire, la mia vita), non sarebbe difficile sostenere questa tesi. Ogni tanto non ritrovo me stesso, tanto quanto non trovo il biglietto della metro e lo ricompro, e ancora, e ancora. Ma alla fine i biglietti saltano fuori tutti, e mi ritrovo con 40 corse pagate. Lo stesso è per la mia testa, confido sempre che alla fine tutto torni al suo posto. Le mie giornate, i miei anni, non sono altro che creazione e distruzione, e tentativi più o meno riusciti di "riordinare".
In fondo sono un tipo coerente.

5 commenti:

  1. il tuo talento è "scrivere" prova a farlo seriamente non solo su di un blog.

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  2. concordo.
    e nn sono un parente
    (e mi hai fatto venire voglia di fare anche io un blogghe, maldido)
    cmq confermo il mio giudizio su questo post, che resti INTER nos (così capisci chi sono)

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  3. io farei fatica a dire se ne ho uno e quale... forse un talento per la sintesi, ecco.

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