sabato 6 marzo 2010

l'onestà e il coraggio

Napolitano, "garante della democrazia italiana", ha firmato il "decreto interpretativo" che riammette alle prossime elezioni regionali le liste di Polverini e Formigoni. Su internet fioccano le proteste e i commenti (segnalo tra gli altri quello di Gilioli su Piovono Rane e le amare battute dei geni di Spinoza) all'ennesimo provvedimento scandaloso del governo Berlusconi, questa volta più che mai palesemente antidemocratico. Già si parla di fiaccolate, di proteste in piazza, di bandiere viola, anche qui a Barcellona.
Tutto bello, ma poi? Cercando "lutto per la democrazia" in Google si trovano decine di pagine che usano questa espressione: non sono solo pagine di oggi bensì del 2009, del 2008, del 2007 o più vecchie ancora. Quante volte può morire una democrazia perchè si possa continuare a chiamarla tale? Cosa resta dell'indignazione? E perchè così poca gente si indigna di fronte al continuo scivolare dell'Italia a livello di un terzo mondo etico, prima ancora che culturale ed economico? Perchè siamo diventati così? O forse lo siamo sempre stati... E io, nel mio piccolo, cosa posso fare? E' giusto che io sia qui pontificare a mille km di distanza, o dovrei rientrare, partecipare? E come?

Le mie parole sono banali e non sanno descrivere esattamente le mie sensazioni, e questa piccola pagina personale non è certo il luogo da dove lanciare strali o dibattere di grandi temi.
Preferisco riportare una serie di battute di Ennio Flaiano che ho trovato come commento in un blog, vecchie di decenni ma, ahimè, immortali:

«Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore».
«La situazione politica in Italia è grave, ma non seria».
«Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura».
«Fra 30 anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione».
«L’italiano è un tentativo della natura di smitizzare se stessa. Prendete il Polo Nord: è abbastanza serio, preso in sé. Un italiano al Polo Nord vi aggiunge subito qualcosa di comico, che prima non ci aveva colpito».
«In Italia la linea più breve fra due punti è l’arabesco».
«In questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Altri paesi hanno una loro verità. Noi ne abbiamo infinite versioni».
«In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti».
«Per gli italiani l’inferno è quel posto dove si sta con le donne nude e con i diavoli ci si mette d’accordo».
«Le dittature hanno questo di buono, che sanno farsi amare».

E soprattutto un vecchio discorso pubblico di un vecchio presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini, a proposito dei giovani e della politica. Lo trovate qui.

2 commenti:

  1. ma non si sa assolutamente che fare. noi che ci indigniamo sembriamo tanti perché ci parliamo tra noi, ma siamo una minoranza. non che per questo si debba lasciar perdere, ovviamente, però sono pessimista... torni a votare?

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  2. ecco vedi, bel dilemma. la cosa che dovrebbe seguire l'indignazione è il voto. seppellirli col voto popolare. e la sinistra (pardon, il centro-centro-centro-sinistra) chi ha candidato alla regione lombardia? PENATI. quello che aveva già candidato al comune di milano (trombato da lady moratti) e che non era riuscito a farsi rieleggere alla presidenza della provincia. insomma, un cavallo sicuro. io, che ho sempre votato in vita mia, non lo so se ci torno, a votare uno così.

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