Inizialmente arrivando qui questa cosa della lingua, della loro diversità sbandierata rispetto al resto degli spagnoli, questa loro identità così forte mi piaceva, mi affascinava. A parte tutte le
difficoltà che comportava, e tuttora comporta, il cercare di imparare una lingua (el castellano) in un posto in cui se ne parla un'altra (il català), dire gracias e por favor dove (quasi) tutti dicono mèrci e si us plau.
Poi, col passare del tempo, ho visto altri aspetti della questione. Ho visto i tifosi del Barça e dell'Athletic Bilbao (baschi, altra regione notoriamente indipendentista, con aspetti ben più inquietanti) fischiare tutti insieme l'inno di Spagna durante la finale di Copa del Rey, col re in tribuna (e la tv di stato oscurare i fischi in diretta... quasi come in Italia, solo che qui il giorno dopo hanno cacciato il responsabile della trasmissione). Ho visto molta chiusura verso l'esterno, ho visto la tipica ipocrisia politico-economica che sempre si palesa in casi come questo, una sorta di "Madrid ladrona" pronunciata mentre con Madrid si fanno affari.
Ho visto un accanimento quasi ridicolo sulla lingua, al punto che uno spagnolo non catalano si trova in difficoltà ad interpretare i cartelli stradali. E allora mi sono chiesto: ma sono poi tanto diversi dai leghisti nostrani? Perchè mi viene da prendere per i fondelli l'assessore di Como che ha fatto mettere la segreteria telefonica del comune in lingua locale ("Se ta vret parlaà cun l'operaduù, schiscia ul quater") quando qui è la normalità e chi non lo capisce si attacca, alla faccia del bilinguismo sancito dalla costituzione spagnola? Perchè un giocatore del Barça (il cui presidente, Laporta, è secessionista) che voglia ricevere un'ovazione del suo pubblico basta che dica "Visca el Barça i visca Catalunya!", e viene giù lo stadio? Perchè gli indipendentisti catalani sono socialisti, o di sinistra più estrema, e i leghisti invece sono di destra? Non lo so, certo ci sono delle differenze importanti.
E' il clima generale ad essere diverso. Qui la gente, il famigerato uomo della strada, dice "Barcellona ladrona" quanto "Madrid ladrona" se si accorge che i soldi che vanno alla Generalitat de Catalunya non servono ad altro che ad alimentare il clientelismo, un po' diverso dal Bossi che a Roma c'è da 15 anni e nel frattempo manda la famiglia a guadagnare 12.000 neuri al mese come portaborse al Parlamento Europeo.
Qui hanno sì regolamentato l'ingresso di immigrati, ma per integrarli nel tessuto sociale della città, con tutte le difficoltà del caso. Qui gli omosessuali non li bruciano, ma l'Adjuntament de Barcelona è uno degli sponsor del Gay Pride locale e sta costruendo una biblioteca ad hoc per loro. Qui nessuno si sognerebbe mai di querelare un giornale che pone delle domande, perchè davvero c'è rispetto della libertà di parola.
La Spagna non è il paradiso della sinistra europea che si crede nei paesi, come il nostro, dove la sinistra non esiste più. Non lo è nemmeno la Catalunya, dove ci sono molti aspetti politici-economici di leghismo che, da padano di minoranza, mi piacciono poco. Ma almeno qui si ha ancora un tessuto sociale vivo, si ha solidarietà tra le persone, si sentono messaggi positivi. E si ha ancora la capacità, e la voglia, di indignarsi. Non è poco. Così la lingua la imparerò più volentieri.
bell'analisi, dedicata a chi come me "sputa" un po' troppo sull'italia..
RispondiEliminapeccato i refusi..
:-)
refusi spariti! gracias, anzi, mèrci...
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